A cura del Prof. Vincenzo Raimondi – maggio 2008
LA CREATTIVITA’
di Domenico Scolaro
La prima personale di Domenico è del 1969 e in tutti questi anni non si può certo dire che sia rimasto fermo. Quello che potete vedere oggi fa parte della sua produzione più recente e poggia il suo essere proprio su esperienze di vita, quindi non solo artistiche, vissute sempre in prima fila. I suoi piedi ma, soprattutto, i suoi occhi hanno conosciuto Africa e Russia per non parlare dell’Europa. Le sue mani instancabili hanno manipolato molti materiali. Quello che vedete appeso oggi è solo una parte di una produzione indissolubilmente legata all’essere uomo e artista, all’essere Domenico Scolaro.
Ora la psicologia della Gestalt ci ha insegnato che in fondo la creatività è solo la capacità di ristrutturare il proprio campo cognitivo ma bisogna averli gli elementi da ristrutturare. Bisogna cercarli e farli propri, interiorizzarli, quindi saperli miscelare coi preesistenti che si annidano nei nostri animi. Essere artisti significa andare costantemente alla ricerca di nuovi stimoli, di nuovi elementi, di idee da amalgamare con gli archetipi personali. Significa insomma studiare nella più ampia eccezione del termine. L’improvvisazione semplicemente non esiste, c’è sempre bisogno di solide basi per ogni partenza, per ogni crescita, per spiccare il volo. A proposito degli elementi da ristrutturare noterete sovente una religiosa presenza di un occhio che guarda. Qualcuno sostiene che del nostro mondo rimarrà solo il visibile non lo scritto.
Ad ogni modo questa produzione artistica di Domenico Scolaro conduce l’occhio del fruitore oltre il semplice sguardo e lo stimola ad addentrarsi dentro la pittura stessa navigando tra le trame della stratificazione materica dei pigmenti. Noi oggi siamo venuti per guardare e l’opera d’arte ci guarda.
Domenico Scolaro non si stanca di ripetermi di come il critico Salvatore Maugeri abbia molto inciso sulla sua formazione ma, anche di molti altri. L’opera “Il Cammino”, una enorme scultura in acciaio non lontana da qui non a caso è dedicata all’illustre maestro cui è giusto rendere omaggio. C’è però un ulteriore elemento, a mio avviso principe nella formazione di Domenico, è l’anno 1968, l’anno del suo esordio. E’ stato quello un anno di cambiamenti in molti campi e per molte persone. Poi, il tempo e, per il nostro autore, quasi quarant’anni di studio, la maturazione. Si capirà bene, quindi, come sia difficilissimo tracciare il profilo della sua produzione.
La cosa si è rivelata, infatti, ben presto, impresa inumana. Pittura, scultura, ceramica, fusioni, perfomance, mostre personali e collettive a destra e a manca. Tornando ad oggi io non starò qua a spiegare quello che l’artista vuole dirci in ogni singola opera, l’arte è sensazione è comunicazione. Ognuno di noi prenda le emozioni che vuole.