A cura della Prof. ssa Barbara Bortot – Limane (BL)
“CONNESSIONI”. Artisti: MARCO CERVONE e DOMENICO SCOLARO
“I nuovi rapporti vivono di un monologo e non di dialogo, che si creano e si cancellano con un clic del mouse, accolti come un momento di libertà rispetto a tutte le occasioni che offre la vita e il mondo. In realtà, tanta mancanza di impegno e la selezione delle persone come merci in un negozio è solo la ricetta per l’infelicità reciproca”.
(Zygmunt Bauman, sociologo 1925-2017)
Per questa mostra volevo proporre un titolo che richiamasse e racchiudesse in sé più concetti: l’era della globalizzazione con “i nuovi rapporti” di Bauman, e il dialogo, non il confronto, tra identità creative molto distanti. Ed è così che è nato CONNESSIONI. Nella parola connessione troviamo la società delle tecnologie preoccupata più di avere certi tipi di collegamenti piuttosto che disporre di una “linea senza fili” di relazioni a favore della riscoperta dell’altro. Allo stesso tempo vi troviamo i concetti di unione, di creazione di nuovi modelli di reciprocità, di legame stretto in senso figurativo (connessioni di idee, di mondi, di anime, di ispirazione, ecc.). E ancora, guardando specificatamente al mondo dell’arte, la sua natura inclusiva capace sempre di produrre un’interazione, anche quando non riusciamo ad apprezzarla o decifrarne chiaramente il messaggio. L’arte è esperienza valorizzante per riflettere sul mondo che ci circonda e su noi stessi, in grado di educarci alla condivisione e al rispetto.
La mostra stessa “è connessa”, connessa a interessi e fermenti culturali del momento. Da qualche anno, non solo in Italia, abbiamo assistito ad una riscoperta dell’arte giapponese. Sull’onda delle numerose rassegne incentrate sul mondo nipponico (a Grenoble, Parigi, a Roma, Torino, Bologna, Rovigo, … ), ho voluto pertanto creare un evento che, rispecchiando l’attuale tendenza, presentasse gli stimoli dei venti d’oriente sull’ arte contemporanea veneta. Ho pensato di far incontrare un artista da poco avviatosi a questa carriera, ma che già si è guadagnato attestazioni di stima e credito, e per il quale si avverte una lusinghiera prosecuzione, con un affermato maestro dall’esperienza cinquantennale. Entrambi visionari e dall’innata inclinazione a uscire dagli schemi convenzionali, Cervone e Scolaro sono compagni di viaggio ideali. Seppur con ricerche artistiche differenti, insieme dialogano perfettamente attraverso la passione comune per la cultura del Giappone. Uno pone l’accento sulla bellezza come forma prevalentemente esteriore realizzando immagini da contemplare, l’altro sulle risonanze interiori con opere ricche di simbologie e narrazioni tra passato e futuro. A proposito di Scolaro si noti il ricorrere dell’immagine/struttura del triangolo ( “Alberi parlanti”, “I sospiri di ognuno”, …), che riporta al pensiero di Wassily Kandinsky secondo il quale un triangolo acuto rappresenta, in modo schematico, la vita spirituale degli uomini. Il nostro artista esprime la forza di questo progresso interiore ed etico attraverso forme dinamiche e fonda il proprio linguaggio artistico sulla tensione dialettica. Riscatta il disordine e l’effimero del quotidiano in una prospettiva diversa di valori, come nell’istallazione “Ripensando ai giardini zen”, invito a perderci più nelle ricerche di pace (in primis con noi stessi) e meno in quelle del web, simbolo di una vita disarmonica, aggressiva, vuota, artificiosa e a capire come siamo tutti interconnessi: il nostro benessere è il benessere dell’altro e viceversa.