“Attraverso Dante”
Da buon girovago Scolaro attraversa la Commedia con la propria andatura, volutamente senza indugiare su un preciso cantico, apprezzando il viaggio come “poesia di movimento”. “Poesia che è allo stesso tempo viaggio reale, discesa e risalita, pellegrinaggio e redenzione”, così come scrisse Dino Campana. Un viaggio che non solo attraversa, ma che attraverso Dante nei tre regni dell’oltretomba diventa ricerca artistica anch’essa salvifica dell’anima.
A cavallo, elemento messo in scena rappresentandosi, l’artista coglie luci e ombre nei personaggi che scorge; ne rimane colpito, ne memorizza l’aspetto e lo muta nella tensione espressiva del volto: unico elemento plastico dell’intera opera. Il bello e il brutto, così come la maestà e lo squallore vengono affidati alle teste in bronzo di Dante, Beatrice, Ovidio, il Cangrande, i papi Bonifacio VIII, Celestino V e Niccolò III. Sono alcuni dei protagonisti che riflettono luci e ombre, influenzate dal punto di vista di un doppio osservatore: il pubblico scultura nel set dell’installazione e il pubblico della mostra, chiamato ad abitare l’opera rendendola attuale.
Scolaro rappresenta la miseria umana deformando e scarnificando i corpi privi di arti. Le sue figure eteree in cartapesta su strutture in acciaio, ossidate a bronzo, pur bloccate paiono ergersi maestose verso l’alto, si elevano informi e informali. Le altezze si tendono oltre il bronzo dei volti, sublimano in punti lontani ma percepibili appena sotto la linea di colmo della struttura.C’è lucentezza nel creare col metallo un’abitazione habitat, un templio tempo e un teatro, che alludendo al classico, accoglie le sculture e allo stesso tempo libera una scena: una ricerca di redenzione che appartiene all’umanità intera allora come oggi.
Testo a cura di Elisa Spanevello