Virgilio Patarini – anno 2022

a cura del critico d’arte Virgilio Patarini

LE STELE di Domenico Scolaro  

Filologicamente fedeli alla loro funzione originaria, le stele di Domenico Scolaro sono monumenti arcani, scabri ed essenziali, che mettono in rapporto la terra con il cielo.

La loro tensione all’assoluto è paradossalmente tangibile, concreta.

Le forme elementari e i materiali di cui sono fatte ci richiamano al nostro rapporto con il transeunte, con la parte materiale, effimera della nostra esistenza, con l’essere mortali. Le lettere di lingue antiche o i segni di linguaggi inventati che le solcano come rapide onde del Divenire, invece, le proiettano in una dimensione spirituale, simbolica, trascendente e trascendentale.

I segni sulle stele di Scolaro aprono varchi al senso e travalicano i sensi, scavano solchi di eternità. Sono monumenti alla Parola, al Verbo, nel senso evangelico del termine.

La dimensione sacra è duplice: nella forma antichissima e nei segni che la ricoprono. E forma e segni si rafforzano reciprocamente donando a queste sculture monumentali un senso di ineluttabile presenza: sembrano esistere da sempre, dalla notte dei tempi.

Vestigia sopravvissute di antiche civiltà dimenticate ci rivelano la verità della nostra esistenza in forma di poetica aporia: di essere mortali e immortali al tempo stesso.